Focus on EPATOCARCINOMA

Dall’ASCO Gastrointestinal Cancers Symposium 2022

HCC e TKI

Terapia del carcinoma epatocellulare con inibitori delle tirosin chinasi: outcome real-world dalla Scozia occidentale

Presentato da: Gregory Naylor*, et al.
*Beatson WOSCC, Glasgow, United Kingdom

Messaggi chiave

  • Sorafenib, lenvatinib e regorafenib hanno efficacia provata in pazienti con carcinoma epatocellulare nei trial clinici randomizzati, ma gli outcome real-world sono spesso inferiori ai dati degli studi.
  • In accordo con altre esperienze real-world, i dati di questo studio dimostrano tempo di sopravvivenza globale e durata della terapia mediana ridotti rispetto ai trial nonostante il mantenimento di una buona intensità di dose.
  • Ciò potrebbe dipendere dalle diverse eziologie delle sottostanti epatopatie o dalla minor selezione dei pazienti che in questo studio tendono a essere più anziani, con un performance status peggiore e punteggi Child Pugh inferiori rispetto ai trial.

Background

Cosa c’è di noto su questo argomento?

  • Sorafenib, lenvatinib e regorafenib hanno efficacia provata in pazienti con carcinoma epatocellulare (HCC, hepatocellular carcinoma) nei trial clinici randomizzati.
  • Sorafenib in prima linea migliora in modo significativo la sopravvivenza globale (OS, overall survival) e i tassi di controllo di malattia rispetto al placebo (studio SHARP) mentre lenvatinib (studio REFLECT) è non inferiore a sorafenib in termini di OS.
  • Regorafenib in seconda linea migliora la OS rispetto al placebo (studio RESORCE).
  • Gli outcome real-world sono spesso inferiori ai dati dei trial randomizzati.
  • Questo studio ha indagato gli outcome real-world di pazienti con HCC trattati con inibitori multikinasi nel proprio centro di riferimento regionale di terzo livello.

Come è stato condotto questo studio?

  • Sono stati inclusi tutti i pazienti con HCC avanzato trattati con sorafenib, lenvatinib o regorafenib in monoterapia dal 4 dicembre 2015 al 16 settembre 2020.
  • L’accesso alle cartelle dei pazienti è stato approvato a livello istituzionale.
  • LA OS mediana (mOS) e la durata della terapia mediana (mDoT) sono state stimate con il metodo Kaplan-Meier; sono state raccolte anche le caratteristiche basali del paziente e le informazioni sul dosaggio, sulle interruzioni e sulle modifiche delle terapie.

Risultati

Cosa aggiunge questo studio?

  • Lo studio SHARP ha raggiunto mOS e mDoT rispettivamente di 10,7 e 5,3 mesi. Il 26% dei pazienti ha necessitato di riduzione della dose e il 44% di interruzioni della dose.
  • I pazienti di questo studio hanno raggiunto mOS di 7,98 mesi e mDoT di 2,62 mesi; il 35% ha necessitato di riduzione della dose e il 48% di interruzioni.
  • La dose media giornaliera (MDD) non è stata calcolata nello SHARP ma era di 663,8 mg nel REFLECT; ed è stata di 728 mg per sorafenib in Scozia occidentale (West of Scotland, WOS).
  • Nel REFLECT i pazienti trattati con lenvatinib avevano mOS e mDOT di 13,6 e 5,7 mesi; i pazienti di questo studio avevano una mOS di 9,55 e mDoT di 3,68 mesi.
  • Il 37 e il 40% hanno avuto rispettivamente riduzione e interruzione di dosi nel REFLECT vs. 50 e 44% nella WOS.
  • I pazienti di questo studio avevano una MDD di 10,9 mg (12 mg/die) e 6,88 mg (8 mg/die) per lenvatinib vs. 10,5 mg e 7,0 mg nel REFLECT.
  • Nel RESORCE è stata raggiunta una mOS e mDOT rispettivamente di 10,6 e 3,6 mesi nei pazienti trattati con regorafenib vs. 9,52 e 3,42 mesi in WOS. Il 68% ha avuto bisogno di interruzioni o riduzioni del farmaco vs. 53% in WOS e la MDD di regorafenib era di 144,1 mg vs. 148,3 mg nella popolazione di questo studio.

Conclusioni e prospettive

Qual è l’impatto di questo studio sulla pratica clinica?

  • In accordo con altre esperienze real-world questi dati dimostrano tempo di mOS e mDoT ridotti rispetto ai trial nonostante il mantenimento di una buona intensità di dose.
  • In media la mOS era inferiore di 2,6 mesi nella popolazione in studio rispetto ai dati dei trial. Ciò può essere giustificato dalle diverse eziologie delle sottostanti epatopatie o dal trattamento di pazienti meno selezionati.
  • I pazienti di questo studio tendono a essere più anziani, con un PS e punteggi Child Pugh peggiori rispetto ai trial.
  • In questi dati mancano i bracci di controllo, impedendo l’interpretazione dei dati sul miglioramento della sopravvivenza rispetto al placebo.
  • È interessante osservare come tali dati rispecchino i risultati del REFLECT, dove la terapia con lenvatinib è stata mantenuta per periodi più lunghi rispetto a sorafenib, nonostante un maggior numero di interruzioni di dose.
  • Questi dati confermano inoltre quanto osservato nel RESORCE, dove i pazienti trattati con regorafenib in seconda linea hanno raggiunto mOS simili a quelli trattati in un setting di prima linea.

 

Funding: ---
Disclosure: per il presentatore, nessuno


Report

Outcome dei beta-bloccanti nel carcinoma epatocellulare trattato con inibitori del checkpoint immune
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*Tisch Cancer Institute, Mount Sinai Hospital, New York, NY; USA

HCC e beta-bloccanti

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Linda Wu*, et al.
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*Department of Oncology, National Taiwan University Cancer Center and National Taiwan University Hospital, Taipei, Taiwan

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Uso real-world di atezolizumab + bevacizumab in pazienti con carcinoma epatocellulare e cirrosi Child-Pugh A e B
Antonio D’Alessio*, et al.
*Imperial College, London, United Kingdom

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